Il cagliaricentrismo è un deficit di sardismo

Posted on November 26, 2015

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FEDERALISMOLa Sardegna, è evidente, non può vivere di “cagliacentrismo”. Il Nord-Ovest dell’Isola, invece, di “cagliaricentrismo” muore. Ritengo che il dibattito che accompagna in questi giorni la riforma degli Enti Locali abbia saputo ben spiegare i rischi cui vanno incontro i sardi se il Consiglio regionale darà seguito alle volontà della Giunta, approvando la legge che istituisce un’unica area metropolitana in Sardegna. Una scelta, questa, tutta politica e per niente “tecnica”. Ed è per questa ragione che, il riconoscimento dello status di città metropolitana soltanto a Cagliari, travalica gli aspetti formali del riordino degli Enti Locali e pone al centro questioni sostanziali: le aspirazioni dei territori a garantirsi nuove e crescenti opportunità economiche e la speranza delle popolazioni di vedere realizzata una migliore qualità della vita.
In tanti hanno avuto modo di spiegare come il territorio del sassarese abbia titoli e requisiti per ambire al ruolo di città metropolitana ed altri ancora hanno ben rappresentato le penalizzazioni che ne derivano, invece, dal non esserlo. Svantaggi assai più sostanziosi della quantità di milioni che già si annunciano in arrivo nella Cagliari promossa a metropoli da Pigliaru ed Erriu, se è vero come è vero che presidente della Giunta e l’assessore non perdono occasione per promettere “compensazioni” e “risarcimenti” a Sassari, riconoscendo così nei fatti, la penalizzazione che è la conseguenza della loro scelta cagliaricentrista.
Ed è proprio la filosofia che sottende a tale scelta che deve preoccupare. Il “cagliaricentrismo”, infatti, non avvantaggia affatto Cagliari, non fosse altro perché con la Sardegna divisa a perdere sono tutti i sardi. Allo stesso modo di come una Città-Regione non è ciò che serve a un’Isola che da sempre è considerata “quasi un continente” e che ha l’aspirazione a farsi Stato nell’Europa dei popoli.
La reviviscenza del “cagliaricentrismo” appalesa, dunque, quel deficit di sardismo che è la principale mancanza del governo del centrosinistra di Francesco Pigliaru. Il sardismo è, infatti, prima di ogni altra cosa ricerca dell’unità del popolo sardo ed è evidente, invece, quanto la proposta di riforma degli Enti Locali, divida territori e comunità nella riproposizione in salsa sarda di quel “centralismo morbido” che è il tratto distintivo dell’Italia di Matteo Renzi.
Così la riforma degli Enti Locali, da straordinaria occasione per riaffermare la nostra capacità di autogoverno si è trasformata in un’occasione persa, con la proposizione di un italico modello per rivisitare poteri e funzioni delle nostre amministrazioni locali. Una riforma senza sardismo e senza la Sardegna, dunque, ma con l’occhio del governatore strizzato forte verso Roma, nella speranza che un nuovo cadeau governativo aiuti a puntellare quella politica delle compensazioni e delle perequazioni che tanto piace a quanti antepongono la discrezionalità dei governatori di turno al riconoscimento dei diritti sanciti da una legge del parlamento dei sardi.

 

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