Adiosu Efì…sei stato un guerriero…Fortza Paris

Posted on June 7, 2017

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Sì, è vero io e Efisio non ci siamo più rivolti la parola, se non per i saluti di circostanza, da quel martedì 20 luglio 1999, quando lui entrò nell’Aula del Consiglio regionale da presidente in pectore dell’allora Polo delle Libertà. «Giacomo, …che fai mi voti? Io sto per essere eletto presidente del Consiglio», mi disse prima che il consigliere anziano della seduta di insediamento della dodicesima legislatura, Felicetto Contu, desse inizio alla chiama nominale. «No Efì, il Psd’Az vota il suo candidato di bandiera che come sai è il più giovane degli eletti», risposi io, senza che nessuno dei due avesse intenzione di incrociare lo sguardo dell’altro.
La nostra amicizia fini lì. Per una questione tutta politica: lui vedeva nel centrodestra il rinnovamento della Sardegna e lo spazio per affermare il programma sardista, io ritenevo che non fossero maturi i tempi per rompere l’alleanza storica con il centrosinistra e che in ogni caso, per farlo, dovessimo fare un congresso.
Dopo quasi vent’anni mi sembra assurdo che io ed Efisio rompemmo un’amicizia personale collaudata, forte e sincera per una questione di alleanze e di politica. Soprattutto se guardo alla politica di questi giorni, dove il cambio di casacca è consuetudine e il salto della quaglia non merita neppure un titoletto nel pastone della cronaca.
Allora entrambi pensavamo di avere ragione e di poter convincere l’altro a ritornare sui propri passi. Ma così non è andata e chissà che storia sarebbe stata per il Partito Sardo d’Azione se non ci fossimo divisi nei migliori anni della nostra vita di umili e determinati sardisti. Chissà che storia sarebbe stata per la Sardegna se mi fossi convinto a rompere con un certo tipo di centrosinistra che si è poi rivelato il peggiore dei nostri nemici. O chissà che cosa ne sarebbe stato del fù centrodestra sardo se Efisio non avesse accettato la presidenza del Consiglio, rilanciando sulla presidenza della Giunta. Il fatto è che la centralità sardista, come la chiamavano allora, finì così derubricata in uno scontro tra me e Efisio Serrenti, con buona pace della nostra amicizia, delle nostre ambizioni e per la gioia dei nostri troppi e troppo grandi nemici.
Certe volte penso che quelle tensioni e la passione politica di quegli anni siano state l’ultimo colpo di coda di una certa classe politica sarda che, arrivata dopo la Prima repubblica, aspettava invano la Seconda, che forse non è mai arrivata per davvero, soprattutto in Sardegna.
Altre volte penso a quel voto da dietro la tenda che vent’anni fa mi fece infuriare. Da tempo lo immagino però come il gesto di sfida e di rabbia del presidente del Consiglio regionale della Sardegna verso chi si preparava a svuotare il Parlamento dei sardi di poteri e competenze, per poi umiliarlo e deriderlo nelle Aule dei tribunali e nelle pubbliche piazze.
Anche per questo dico che il mio amico Efisio Serrenti, è stato un guerriero autentico che merita il rispetto, l’affetto e la riconoscenza dei sardi e di tutti i sardisti.

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