Il Psd’Az non può appoggiare il maggioritario

Posted on September 24, 2019

0


Il dibattito sul sistema elettorale italiano è ritornato di gran moda nel confronto autunnale della politica ed è entrato anche nei lavori del parlamento sardo che, prima ancora dei guasti della ormai superata legge elettorale nostrana, si preoccupa di deliberare, attraverso una mozione, la richiesta di un referendum in favore dell’introduzione del maggioritario secco per eleggere l’italico parlamento. Per intenderci il sistema elettorale del “chi prende un voto in più, prende tutto”. Una cosa che non è riuscita neppure a Berlusconi o a Veltroni negli anni in cui imperversava il bipolarismo feroce, quello che divideva in destra e sinistra tutto ciò che si poteva scindere, comprese le persone, le cose e financo i gatti randagi a seconda del lato in cui approcciavano al marciapiede.

Quel sistema elettorale, senza le attese riforme costituzionali che avrebbero dovuto riammodernare il Paese, è il simbolo del fallimento di quella che è considerata la Seconda Repubblica e non credo possa rappresentare dunque un orizzonte politico credibile e realizzabile.

Tanto meno può esserlo per la Sardegna ed in particolare per i sardisti che hanno il merito di aver difeso, in questi ultimi vent’anni, i simboli, i valori e la storia del Partito Sardo d’Azione dai tentativi di annessione e di omologazione praticati tanto dal polo di destra quanto dal polo della sinistra. Una battaglia per la salvaguardia dell’identità culturale e politica del Psd’Az che non è stata affatto indolore ma che è costata ai sardisti la rinuncia ad avere deputati e senatori e dunque voce nel Parlamento italiano.

Non è soltanto per un esercizio di memoria che ricordo ai più distratti l’impraticabilità delle intese con i poli italiani negli anni ’90, così come ho ben chiaro che il cosiddetto “diritto di tribuna”, al Psd’Az, è stato sempre negato e mai riconosciuto. Tanto a destra, quanto a sinistra. Non è un caso, infatti, che soltanto la Lega nel 2006 abbia provato, senza successo, a garantire la rappresentanza sardista nel parlamento italiano. Lo sottolineo perché sono stato tra quelli che ha salutato con favore anche l’intesa delle ultime politiche, quella che dopo ventidue anni di assenza ha riportato il Psd’Az al Senato e tratteggiato spazi di partecipazione nuovi per i sardisti e non soltanto.

Trovo dunque poco opportuno compiere scelte nel verso del sistema maggioritario soltanto perché condizionati dal continente momento politico italiano o peggio, come reazione alle recenti e per certi versi sorprendenti dinamiche parlamentari.

Credo che la stagione politica nuova aperta in Sardegna con la Regione a guida sardista, abbia invece bisogno di un sistema elettorale che faciliti la ridefinizione dell’identità politica delle attuali forze in campo, piuttosto che rischiare di creare coalizioni pasticciate e forzate, obbligando i partiti, così come sono adesso, ad alleanze “costrette” e di opportunità.

Non fosse altro perché il Psd’Az la sua identità culturale e politica, insieme al suo simbolo e alla sua bandiera, ce l’ha ben chiara e definita da quasi cento anni e non è dunque in dubbio la sua capacità di confrontarsi alla pari con tutti. Anzi, aggiungo che un ritorno al proporzionale saprebbe esaltare quel ruolo di forza unificante il popolo sardo e di partito guida in Sardegna che, da sempre, sentiamo di meritare. Per questo dico che i sardisti a sostegno del maggioritario secco, piuttosto che i polli, sembrano il sindacato dei tacchini che in America si batte per la festa del Ringraziamento.

 

 

Posted in: Uncategorized